immagine emblematica di ponte |
Con l'ultima
serata del 24 marzo, il prof. Tiziano Leonardi ha trattato
l'argomento dell'acqua, tema attinente al luogo dell'incontro
svoltosi presso il Museo del Rubinetto di S. Maurizio d'Opaglio e,
soprattutto, nella coerenza del ciclo di conferenze che avevano il
titolo "Parole sull'acqua".
Sintetizziamo
l'ampiezza degli argomenti illustrati dal relatore, sottolineando i
concetti più significativi.
ponte in Valsesia a Rassa |
In antichità
l'acqua era considerata sacra. I fiumi,
considerati delle divinità, dividevano due territori, delimitati
dalla natura, per cui attraversarli o addirittura collegarli con dei
ponti costituiva un atto di sacrilegio: la trasgressione di un tabù,
che doveva essere, in qualche modo, espiata con un sacrificio umano,
sostituito, nel tempo, da un semplice rituale con recitazione di
formule magiche ed esposizioni di simulacri lignei in sostituzione
delle vittime immolate per soffocamento. Non a caso, nell’antica
Roma, l’architetto, a cui era dato il compito di costruire un
ponte, doveva possedere soprattutto un carisma religioso tant’è
che ancora oggi il titolo di pontefice (costruttore di ponte da
pontem facere) si riferisce al Papa.
Superare
un corso d’acqua, dunque, era ritenuto un atto sacrilego.
Ponte Calatrava a Reggio Emila |
Ponte levatoio illuminato a Sanpietroburgo |
Tuttavia
la figura
del ponte è un vero e proprio “simbolo” cioè una figura
doppia, una compresenza di opposti, secondo l’originaria etimologia
greca: il simbolo che non mostra mai, semplicemente, una sola
faccia, ma è come una medaglia che ha un recto
e
un verso.
Il ponte “riunisce” in sé molti aspetti contrastanti: “unisce”
e, al tempo stesso, “divide”: è “sospeso” tra due mondi, può
essere “isolato” e “abitato”, può “crollare” e persino
“muoversi”. È strumento della conquista del mondo da parte
dell’uomo e, al tempo stesso, l’opera più sacrilega di tutte,
perché intacca, oltre la terra, anche l’acqua, l’elemento sacro
per eccellenza in tutte le culture antiche.
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