Sulla sponda
occidentale del lago, la professionalità del rubinettaio nacque
lentamente dall'incontro tra quella dell'antico fonditore e quella
dello scalpellino.
Gran parte
dei rubinettai della prima generazione furono scalpellini, un
mestiere dalla forte componente artigiana, che richiedeva una
spiccata abilità e creatività individuale.
operai della fonderia artistica |
Tra le
nascenti attività del settore che si distinsero ad Alzo ci fu la
Fonderia Artistica Adolfo Juttner e Gino Bedoni che iniziò nel
settembre 1904, stabilimento dotato di moderni impianti
galvano-plastici e rifornito di energia elettrica dalla Ditta
Piscia.
La prima
opera di cui si ha notizia risale al 1906, quando lo scultore
Edoardo Tandardini (nato a Novara nel 1888) appena diciottenne, entrò
come modellatore e scultore alla fonderia Artistica alzese, dove fu
coniata una medaglia celebrativa del vescovo Gamba. “Eduardo”
continuò a prestare la sua opera anche dopo il ritiro di Juttner,
quando l’azienda ebbe come unico titolare lo scultore Bedoni,
formatosi nella prestigiosa scuola d’arte di Varallo Sesia.
Purtroppo, nel 1911, Gino Bedoni morì prematuramente di malattia e
la gestione dell’atelier fu affidata dal fratello, l’avvocato
Isidoro, al direttore dello stabilimento Giacomo Conti e a un nipote
Simonetta. Le fusioni d’arte cessarono poco dopo con l’inizio
della prima guerra mondiale, quando d’altra parte Tandardini fu
richiamato al fronte. Tra le altre opere realizzate in zona da
“Eduardo” si ricorda nel 1908, la fusione donata dai cavatori di
Alzo al proprietario Giosellino Peverelli.
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