L'antico papiro con i primi racconti conosciuti |
La
locuzione fiaba non è mai stata usata dagli scrittori che hanno
indicato gli scritti come "novelle", "racconti",
"storie", mentre è nostro uso utilizzarla per definire un
posto bellissimo, con un'idea sempre positiva: colpa dei libri che ci
hanno letto da bambini e soprattutto quelli dei fratelli Grimm.
Ma
le fiabe non sono proprio come ce le tramandano dall'800 ad oggi in
quanto hanno subito, dopo la prima edizione, continue modifiche e
reinterpretazioni che nascondono i cupi e inquietanti retroscena del
mondo fatato.
Fra
le maggiori considerzioni sottolineate del conferenziere, colpisce la
totale mancanza di senso materno nelle figure femminili dei fratelli
Grimm che, nei racconti, sostituiscono
la madre con la immancabile matrigna cattiva.
I
racconti, in origine, erano destinati ad un pubblico adulto poi i
Grimm riscrissero le fiabe edulcorandole perché diventassero
educative: le famose fiabe "con la morale".
Un
esempio per tutte: Cappuccetto
rosso
Nel
tempo si sono susseguite analisi e interpretazioni presenti nel
sottotesto della storia evidenziando
come la fiaba si presti a una interpretazione freudiana
e potrebbe
essere intesa come un'esortazione a non esercitare il "mestiere".
Quella
della "giovane donna nel bosco" è uno stereotipo che in
molte tradizioni viene metaforicamente
associato
alla prostituzione; nella Francia del XVII secolo, tra l'altro, la
"mantellina rossa" era un segnale
esplicito in questo senso.
E
cos'è una fata? E' una figura femminile della mitologia popolare
europea, dotata di poteri magici generalmente usati a fini buoni,
raffigurata come fanciulla o giovane donna bellissima.
Fata,
da latino tardo, significa "fato", "destino".
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