Isola con la neve - acquerello di O. Piazza |
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Gennaio: con spirito devozionale e mistico si va all’isola, come
vuole la tradizione. Il periodo vuole un cielo di un grigio plumbeo
sin dal primo mattino. Finissimi aghi di ghiaccio cadono sul terreno:
“palisca”
si
dice in gergo locale.
Alcuni
si sono già recati all'Isola di buon'ora, per celebrare il Santo
Cusiano. Sono numerosi gli abitanti della sponda occidentale. Man
mano che il battello si approssima alla meta, sempre più nitida si
fa la sagoma della Basilica.
ingresso allo scurolo |
Tra
i numerosi volti amici si scende nel luogo più recondito, più
amato, la Cripta (Scurol).
Il Corpo del Santo riposa nei sacri paramenti, tutt'intorno ardono i
ceri. Si intonano i Vespri. Soavi voci all'unisono di Monache
Benedettine. Fiori di un rosso intenso accostati al giallo-oro dei
piviali dei celebranti sono da sfondo alla sentita cerimonia.
Ogni
partecipante avverte dentro di sé un sentimento ineffabile: è il
presente che si ricongiunge al passato. In un attimo sono bruciati
tutti i secoli che ci separano da esso. Il frenetico ritmo della vita
moderna cessa per un istante quasi per incanto. Quel legame atavico
tra presente e passato si fa manifesto in tutta la sua purezza.
Le
offerte passano all'incanto, mentre il cielo nereggia al tramonto, il
freddo è pungente. Un agnello (birìn)
viene offerto in un rito senza tempo, animale mansueto, candido e puro come
la neve.
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