Nel
settecentesco piodaro di Ronco, è contenuto per intero il mestiere
dello scalpellino. Da tale piodaro si ricavavano soprattutto lastre e
piode utilizzate come tegole per coprire i tetti, impiegate per tutto
l'Ottocento.
Lo
"spiodare" era l'operazione di distaccare lungo le venature
le lastre di pietra, chiamate anche "beole" e, per il
trasporto dalla cava al luogo di utilizzo, solitamente venivano
impiegate le donne con il carico di lastre impilate sulle "cadole",
una sorta di zaino di legno.
Il
sistema di posa richiedeva una grande abilità ed era soprannominato
"a piuma" poiché le piode, sovrapposte una sull'altra,
ricordano la struttura del piumaggio degli uccelli.
Un' iscrizione tombale presso il cimitero di Ronco ricorda
l'impresario Giulio Morandi, "colpito da un masso staccatosi
dalla montagna" e deceduto nel febbraio 1884 "dopo 23
giorni di atroci spasimi".
Nel
luglio 1885, un operaio veneto rimase ucciso ed alcuni suoi colleghi
feriti mentre praticavano un foro di mina a Ronco Superiore.
Il
commercio delle piode declinò a causa dell'impiego delle tegole
meno pesanti e meno costose.
Oggi,
contrariamente al passato nel quale la copertura in pietra
rispecchiava un'esigenza vitale
fortemente legata alle possibilità locali, è considerata quasi un
“lusso”. La scelta è sovente legata alle prescrizioni del piano
regolatore di determinate zone o nuclei, ove la copertura in piode è
obbligatoria per ragioni paesaggistiche, quali gli edifici storici o
chiese.
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