Percorrendo
le strade di Alzo, possiamo scorgere alcune tracce di un passato non
molto lontano, ormai destinato all'oblio, ma che ci permettono di
considerare come l'acqua, i molini, i torchi, e così via, fossero
elementi indispensabili per la vita quotidiana del paese.
Uno
degli ultimi pozzi ottocenteschi, ancora visibile sulla via centrale
del paese, testimonia l'importanza di poter avere l'acqua a portata
di mano.
Ad
Alzo esisteva un vecchio mulino che procurava farina per gli antichi
alzesi rendendoli un po' meno dipendenti dalla farina prodotta a
Pella. Di questo edificio, che doveva essere all'incrocio con la
"strada del Molinaccio", se ne conserva memoria
nell'indicazione del luogo.
L'unica traccia della presenza dei vecchi molini sembra essere la serie di pietre che attraversano la strada in uno spiazzo, pochi metri a sud del ponticello sulla Plesna: quelle pietre delineano, per qualche metro, un'antica gora molinara.
Anche la "via del Torchio" indica la presenza, nel Settecento, di un torchio per pigiare l'uva e, forse, anche per ricavare farina dalle castagne secche.
L'unica traccia della presenza dei vecchi molini sembra essere la serie di pietre che attraversano la strada in uno spiazzo, pochi metri a sud del ponticello sulla Plesna: quelle pietre delineano, per qualche metro, un'antica gora molinara.
Anche la "via del Torchio" indica la presenza, nel Settecento, di un torchio per pigiare l'uva e, forse, anche per ricavare farina dalle castagne secche.
Di
proprietà della famiglia Fiorentini pare fosse ancora in uso a fine
Ottocento, probabilmente a disposizione della comunità. Si
intravvede la tettoia e sul muro si legge in colore ruggine.
"1794/ Fran.co Fiorentini/FF."