giovedì 23 marzo 2017

Dal sasso all'ottone: una nuova professione



Sulla sponda occidentale del lago, la professionalità del rubinettaio nacque lentamente dall'incontro tra quella dell'antico fonditore e quella dello scalpellino.
Gran parte dei rubinettai della prima generazione furono scalpellini, un mestiere dalla forte componente artigiana, che richiedeva una spiccata abilità e creatività individuale.
operai della fonderia artistica
Tra le nascenti attività del settore che si distinsero ad Alzo ci fu la Fonderia Artistica Adolfo Juttner e Gino Bedoni che iniziò nel settembre 1904, stabilimento dotato di moderni impianti galvano-plastici e rifornito di energia elettrica dalla Ditta Piscia.

La prima opera di cui si ha notizia risale al 1906, quando lo scultore Edoardo Tandardini (nato a Novara nel 1888) appena diciottenne, entrò come modellatore e scultore alla fonderia Artistica alzese, dove fu coniata una medaglia celebrativa del vescovo Gamba. “Eduardo” continuò a prestare la sua opera anche dopo il ritiro di Juttner, quando l’azienda ebbe come unico titolare lo scultore Bedoni, formatosi nella prestigiosa scuola d’arte di Varallo Sesia. Purtroppo, nel 1911, Gino Bedoni morì prematuramente di malattia e la gestione dell’atelier fu affidata dal fratello, l’avvocato Isidoro, al direttore dello stabilimento Giacomo Conti e a un nipote Simonetta. Le fusioni d’arte cessarono poco dopo con l’inizio della prima guerra mondiale, quando d’altra parte Tandardini fu richiamato al fronte. Tra le altre opere realizzate in zona da “Eduardo” si ricorda nel 1908, la fusione donata dai cavatori di Alzo al proprietario Giosellino Peverelli. 

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