lunedì 30 gennaio 2017

Ufficio Postale di Alzo: l'inizio e l'attualità



Ad Alzo l'ufficio postale risulta essere in servizio dal 1° marzo 1891, in via Torchio, gestito da Gualeia Alessio, titolare "collettore", che lo gestì fino agli anni 1935-40.
Luigi Marzi
Dall'agosto 1907 iniziò una serie di richieste pressanti indirizzate agli uffici del ministero per ottenere il telegrafo presso il locale ufficio postale, la cui installazione faceva già parte del capitolato del 1886 relativo alla ferrovia Gozzano-Alzo ma sempre disatteso. 
L' impianto fu realizzato solo nell'agosto del 1920 dopo tredici anni di battaglie e di solleciti a suon di roventi articoli giornalistici da parte di eminenti personaggi per ottenere tale servizio. Il costo dell'installazione fu di 459 lire, somma raccolta tra i generosi alzesi.
Domenico Trotta
Durante la prima guerra mondiale il postino di Alzo fu Piralla Costantino (1856 – 1936) aiutato dalla moglie Bonfantini Rosa (1878 – 1938). Prosegue la figlia Piralla Vittoria (1912-1966) che fa servizio dal 1946 fino al 1966 e dall'1 ottobre 1967 fino al 1995, la postina è stata Pinuccia Bolchini: una consolidata famiglia di postini per tre generazioni!
Dopo la seconda guerra mondiale l'ufficio postale si trovava in via Durio, gestito da Luigi Marzi fino al 1976 circa e, negli anni '80, il responsabile fu Domenico Trotta.
Il  ufficio postale in costruzione
Le poste in pza Fiorentini
Nel 1998 è stato costruito il nuovo edificio sulla piazza Fiorentini dove tuttora prosegue il servizio a giorni settimanali alterni.
Nel 1967 venne introdotto per tutta l'Italia il CAP, Codice di Avviamento Postale.






giovedì 26 gennaio 2017

Peschiere sul lago d'Orta

La pescosità delle acque dei torrenti e degli stagni presenti sul nostro territorio è attestata solo da testimonianze orali, mentre ancor oggi si possono osservare strutture che nel passato funzionavano come peschiere. E’ il caso del lago La Mula nel comune di San Maurizio d0Opaglio, nelle cui acque si allevavano pesci prelevati dal lago d’Orta.
Una peschiera è una vasca ad acqua corrente, che erano già utilizzate sin dal Cinquecento, alimentata da un rio.
interno della peschiera
Anche sulle sponde del lago d'Orta erano presenti delle "peschiere". Una, molto particolare e ancora ben conservata, è sulla sponda occidentale del lago. Si tratta di una vasca realizzata in muratura di pietrame in riva al lago, che veniva utilizzata per l’allevamento di pesci all’interno di una masseria fino ai primi del Novecento. La vasca è concepita in modo da impedire la fuoriuscita dei pesci, consentendo però il continuo ricambio dell'acqua.
La peschiera è chiusa lateralmente da muri e coperta da un tetto a protezione dell'allevamento dai predatori esterni.







lunedì 23 gennaio 2017

La dote nei testamenti della Riviera



La tradizione, da tempi lontani, vuole che la donna che si sposa porti con se la dote che, a secondo dei tempi e delle regioni, deve seguire dei precisi canoni, anche se oggi le cose sono decisamente cambiate. E, allora, in cosa consisteva la dote, o "scherpa"? .
La curiosità ci viene soddisfatta simpaticamente da un elenco della dote o "scherpa" , dal medievale nome germanico e gotico rimasto nelle parlate locali della nostra zona, datata 11 dicembre 1595, di Antonia figlia di Donato Margaroli di Pella e sposa di Lorenzo del fu Battista Milocca di Nonio.
Alcune voci:
Linteamen unum de pecia una tela apreciatum valoris (lire) 18
Bisacham unam a lecto 6
Subuchule sex facte 16 ss.10
Scosali quinque albi et unum tinctum 6
Peliciam unam 6
La lista è interessante per la valorizzazione dei singoli capi, in lire e soldi imperiali, e perché le varie voci sono scritte in latino, dal lenzuolo (linteamen) alle mutande (subuchule), dal sacco su cui dormire (bisacha) alla pelliccia (pelicia), che nel Cinquecento era indumento non di lusso, ma usuale.
Nei patti di matrimonio stipulati nell'epoca era importante l'aspetto economico negli sponsali, indicandi, se non la ricchezza, almeno l'agiatezza di una famiglia in una società dove era fondamentale e tassativo mantenere il fuoco acceso.
Per le doti e beni parafrenali si andava spesso dal notaio per mettere nero su bianco allo scopo di ribadire, confermare, quanto veniva assegnato alla sposa anche in relazione alla devoluzione dell'eredità paterna o materna nei confronti dei coeredi, fratelli e sorelle.
La dote veniva consegnata la marito che, quindi, ne diventava "possessore".


giovedì 19 gennaio 2017

Il Pellino e la Pellesina


Il Pellino a monte di Pella
Il torrene Pellino nasce alla Colma sul versante meridionale del monte Carcegna, e dopo un ripido corso di sette chilometri, formando un orrido in una stretta valle dominata dai colli su cui sorgono Arola e Artò, sfocia nel suo promontorio deltizio, sul lato settentrionale di Pella. In paese, ancora negli anni sessanta del secolo scorso, si conservava l'usanza di far defluire le acque del torrente per la pulizia periodica della strada centrale.
Hering E.F. (1805-1879) xilografia ponte sul Pellino
L'operazione avveniva sviando la roggia che nel XIX secolo 
alimentava i motori idraulici della Cartiera Sonzogno.
La valle Pellini è citata in carte dei primi decenni del XIII secolo dell'Archivio capitolare di San Giulio.
La parola plin designa una brezza che, al tramonto, soffia da Pella sul lago d'Orta.
A Pella  il ponte cinquecentesco a schiena d'asino, sul quale è impressa la data 1578, fa da percorso pedonale  utilizzato per trasportare a piedi i feretri verso il cimitero di san Rocco.

La Pellesina
Dalle pendici nord-orientali del monte Avigno ha origine il riale Pellesina, che scorre alle spalle di Boleto e ai piedi del colle sui cui sorge Centonara; volge poi a est per sfociare nel lago, dopo un percorso di circa tre chilometri, tra Pella e Prorio, cinquecento metri a meridione del Pellino.
Pellesina, in dialetto è detta la Plèsna.

Il ponticello sulla Pellesina a Pella
Lelli G.B. (1827-1887) ponte di legno sulla Pellesina
Fino alla metà del secolo scorso, questo riale fungeva anche da confine per i cortei funebri. Quando si doveva seppellire un cittadino di Alzo nel cimitero di san Rocco a Pella o, viceversa, se un defunto di Pella doveva essere sepolto a san Filiberto, il corteo funebre arrivava fino alla Pellesina e il feretro veniva consegnato al parroco di competenza per poi proseguire la funzione di sepoltura finale nel luogo prescelto. 






lunedì 16 gennaio 2017

Alzo ha uno sportello bancario!


Nel 1921, il 24 aprile, venne inaugurato lo sportello della Cassa di Risparmio di Novara, voluto dal geom. Celso Gualea e da Marco Simonetta.
La prima sede si trovava in via Durio all'attuale numero civico 82 di casa Assi Angelo e agli sportelli operavano i signori Vicini Enea di Orta e Dulio di Borgomanero.
Nel 1923 venne introdotto il servizio di esattoria, con evidente comodità dei cittadini.
La successiva sede, dopo la seconda guerra mondiale, fu spostata all'inizio sud del paese, e allo sportello erano impiegati i signori Baldioli di Omegna e Ancellotti di Artò.
Nel 1979 fu costruita la nuova sede in piazza Fiorentini dove si trova tuttora.
Durante questi anni l'originale Cassa Risparmio di Novara si trasformò in "Cassa Risparmio delle Provincie Lombarde", diventando Banca Intesa alla fine degli anni '90. Dal 2006 è accorpata alla Intesa Sanpaolo.
Curiosità: la parola "Provincie" corrisponde esattamente al desueto plurale ortografico   che fu adottato all'epoca della sua denominazione, caratterizzando quindi il marchio "storico" della banca stessa.



giovedì 12 gennaio 2017

Non c'è solo Pella sul lago d'Orta

C'è la mitica Pella in Giordania! 
Un sito archeologico e gli scavi testimoniano che i primi insediamenti risalirebbero a circa undicimila anni prima della nascita di Cristo. Gli antichi abitanti si sarebbero dedicati all'agricoltura e alla caccia. Attorno al 310 a.C. una delegazione di Alessandro Magno decise di stabilirsi qui, fondando Pella, dal nome della città natale di Alessandro. La nuova città divenne presto un importante centro ellenistico.
Fu distrutta nell'80 a.C. e successivamente ricostruita dai Romani. Ridivenne una città potente e anche sotto i Bizantini rimase tale diventando peraltro sede di vescovado. La presenza cristiana favorì la costruzione di alcune chiesette e della basilica a tre navate.
Il periodo auro terminò con la conquista degli Arabi, che la ribattezzarono Fahl.

E poi c'è Pella, un comune degli Stati Uniti d'America, nella Contea di Marion nello Stato dell'Iowa.
La fondazione risale al 1847 ad opera di 800 immigrati olandesi guidati da Hendrik P. Scholte. Il nome un omaggio alla città di Pella (Giordania), ove i cristiani di Gerusalemme trovarono rifugio durante l'Assedio di Gerusalemme. Secondo il censimento del 2000, la popolazione della città ammontava a 9.832 persone. La storia di Pella è caratterizzata da una forte componente di immigrati olandesi. Tracce inconfondibili di questo sono riflesse nell'architettura e nel dialetto locale simile al Gheldrico meridionale.



lunedì 9 gennaio 2017

Anche i Pellesi furono albergatori a Barcellona!

Gaetano Vinzia 1771-1859
carrer de les Mosques
Tra i personaggi che fecero fortuna come albergatori in Catalogna, a Barcellona, c'è la famiglia Vinzia (Vinci o Vincia) di Pella, proprietari dell'Hostal de la Cruz de Malta situato nei dintorni del Carrer de les Mosques.
Nel già citato volume di Angel Miguelsanz "Radici Piemontesi dell'industria alberghiera di Barcellona" viene descritta l'attività iniziata nel XVIII secolo e le vicende che riguardano la famiglia Vinzia. Abbiamo estratto due fatti curiosi che testimoniano la perfetta integrazione nell'ambito barcellonese.
Il volume pubblicato 
Il primo riguarda "l'eccellenza gastronomica" della Fonda de Tano (riferita a Gaetano – Tano – Vincia) con riferimento ad un piatto che diventò famoso fino al punto che molta gente andava apposta a Barcellona per gustare un cibo così rinomato: llom amb mongetes (lombo di maiale e fagioli fritti). Tano "aveva un segreto speciale per friggere il merluzzo e le mongetes".
Il secondo episodio curioso riguarda un cane pastore Terranova bianco, razza che pare per la prima volta arrivata a Barcellona. Essendo un cane così bello e spettacolare, si dice che Cayetano Vincia lo usasse come richiamo. Il cane in questione passeggiava tutto il giorno per la città e la sua presenza si faceva notare.
Da qui è nato il detto popolare "Dònes mès voltes que el gos del Tano" (Fai più giri del cane di Tano), per indicare una persona che cammina tutto il giorno avanti e indietro senza fermarsi. Un bell'esempio di marketing a contenuto popolare e sociale.





giovedì 5 gennaio 2017

Albergatori Alzesi a Barcellona



Il minuzioso lavoro di ricerca di Angel Miguelsanz i Amalot ha portato alla pubblicazione dell'importante volume: "Radici Piemontesi dell'industria alberghiera di Barcellona – 1571 - 1936". Ancora oggi in Catalogna continuano l'attività gli eredi di quei pionieri che tanto hanno dato a questa regione spagnola.
Una testimonianza è la targa in bronzo posta nel 1993 all'entrata dell'hotel Orient sulla Rambla di Barcellona che pubblica il riconoscimento per gli anni di servizio alla città offerto da questa struttura alberghiera a far data dal 1842.
Un omaggio al fenomeno migratorio di quanti hanno portato fuori dai confini del nostro paese la capacità, la professionalità di più generazioni.
L'Hotel Orient era uno dei più prestigiosi alberghi di Barcellona di proprietà della famiglia Durio originaria di Civiasco ma che nell'Ottocento, a seguito di un doppio matrimonio con personaggi della famiglia Fiorentini, assunse un importante ruolo nella vita sociale ed economica di Alzo.
L'inizio dell'avventura a Barcellona porta la data del 1778 quando Pietro Durio (1751-1808) intraprese il viaggio da Civiasco verso la Spagna.... e qui vi lasciamo affinché possiate leggere l'interessante racconto sul libro citato!


lunedì 2 gennaio 2017

Monte san Giulio: una frazione di Pella

La piccola frazione di Monte san Giulio situata nel punto più alto , sembra dominare con la sua presenza l'intero territorio pellese.
Distante dal capoluogo comunale circa 1 chilometro, situata a 446 mt. s.l.m., conta un pugno di abitanti che hanno il privilegio di una incomparabile visione panoramica del lago d'Orta sottostante.
Percorrendo la mulattiera che porta verso la Colma, il viandante trova ristoro con le fresche acque sorgive della fontanella attrezzata di tazza  per bere.
Nel tardo Seicento questa frazione si dotò di un oratorio dedicato a san Giuseppe, di cui gli abitanti sono attenti e devoti custodi.
Piacevole l'interno della chiesetta nella quale non mancano gli affreschi che richiamano la leggenda di san Giulio che navigò verso l'isola sul suo mantello.