lunedì 31 ottobre 2016

Il passato di Pella

Sin dall'Ottocento esistevano a Pella diversi esercizi pubblici, soprattutto osterie e trattorie, di cui si sono perse le tracce in quanto trasformati in altre attività.
La Cooperativa Pellese è ora un negozio di alimentari mentre è rimasta inalterata l'identità del Circolo Pellese.
In piazza Motta, ora pizzeria La Piazzetta, c'era l'Acli mentre l'Osteria di S. Albino, dietro la parrocchia, ha mantenuto solo la sua iscrizione ben visibile sulla facciata, mentre lungo lago c'era la storica "Trattoria del Vapore".
Un'altra conosciuta attività dell'epoca era l'osteria di Remo Castiglioni con panetteria e bottega di generi vari, ed era sulla strada presso la parrocchiale dove ora c'è un bar con rivendita di giornali.
Lungo lago invece era molto frequentata la Trattoria Pellese, con tanto di pergolato, sempre di proprietà del Castiglioni ma gestita da altri.
Un altro commercio di alimentari è documentato da un registro del 1897-1899 di Meloda Mattia, dove sono indicate le vendite di prodotti vari con le date dei giorni e i relativi prezzi e quantità.

Nella via Vignaccia, il sentiero che dalla scala santa proveniene da Alzo e si snoda dietro S. Filiberto, vi era una località denominata "regione merica" dove circa un secolo fa esisteva una spezieria. La denominazione "merica" era dovuta semplicemente al fatto che in quel luogo venivano coltivate numerose vigne di uva americana. La conferma ci viene dalle memorie di Enea Silvio Piccolomini – futuro Papa Pio II – che nel 1494 incantato dal paesaggio del lago, scriveva questi versi: "Quella valle... E' Pella che prende il miele dal favo e dolci uve dalle viti".






giovedì 27 ottobre 2016

Affreschi ed edicole votive


Varie pubblicazioni hanno proposto documentazioni con larga scelta di affreschi a carattere devozionale che si trovano sulle pareti esterne di case, chiese e cappelle di paesi che si affacciano sul lago d'Orta.
Anche ad Alzo ne sono stati censiti diversi negli anni '80 dello scorso secolo, opere che, seppure di minor rilievo artistico, hanno una importante valenza devozionale ed emotiva.
Un percorso effettuato per rintracciare queste testimonianze nel territorio alzese ha consentito di elencarne una ventina, certamente numero assai inferiore a quello che in realtà offre il territorio se si effettuasse una ricerca approfondita anche in luoghi meno frequentati, prima che il tempo e l'incuria degli uomini faccia cadere nell'oblio queste testimonianze di fede.
La presenza di una cappella davanti la porta d'ingresso della parrocchia di S. Giovanni Battista ad Alzo, cappella abbattuta attorno al 1960, era testimoniata in alcune vecchie foto attraverso le quali è stato ricostruito l'affresco, recuperando solo la parte superiore ma sufficiente per non perdere del tutto il ricordo di questa presenza.




lunedì 24 ottobre 2016

Figure leggendarie: san Giulio e san Maurizio


L'esposizione del dr. Andrea Del Duca tenutasi ad Alzo il 18 ottobre 2016, ha evidenziato alcuni aspetti della storia medievale dell'area cusiana con particolare rilievo su alcune figure leggendarie molto celebri a quell'epoca e particolarmente interessanti per il nostro territorio: San Giulio, San Maurizio e la Legione Tebea.
Sintetizziamo due particolarità riferite ai due santi.
Sulla "leggenda" di san Giulio 
che, per raggiungere l'isola dalla terra ferma, gettò il suo mantello sull'acqua e navigò verso il periglioso luogo, è interessante l'ipotesi del dr. Del Duca sulla natura del mantello che, secondo l'uso dell'epoca dei pellegrini e viandanti, poteva essere di cuoio allo scopo di proteggersi dalla pioggia.
Poichè varie popolazioni hanno adottato imbarcazioni costruite con pelli d'animali (e tuttora in Inghilterra esiste nel Galles l'uso di "barchette" fatte di cuoio che chiamano coracle), non è del tutto fantasioso fare un simile rapporto tra leggenda e realtà.

E san Maurizio fu il primo obiettore di coscienza della storia? Analizzando i fatti storici lo si potrebbe considerare tale.
Faceva parte della legione Tebana attorno al 286 d.C. in Gallia (odierna Saint Maurice nel cantone Vallese) per reprimere una delle varie rivolte dei Galli Bagaudi.
Per farla breve, gli fu ordinato da Massimiano Erculeo, coimperatore di Diocleziano, di distruggere alcuni villaggi del Vallese convertiti al cristianesimo. Maurizio, con altri ufficiali insieme ai centurioni e legionari, si rifiutarono di adempiere agli ordini dichiarandosi loro stessi cristiani. All'ordine di una prima decimazione (soldati che dovevano uccidere i loro stessi compagni uno ogni dieci), si rifiutò e  Massimiano chiamò soldati di altre legioni e fece trucidare i seimila seicento uomini della legione Tebea.
Questo sacrificio, oltre ad arricchire il calendario del martirologio romano, ha aperto il cammino ad altre chiese orientali, tra cui quella Copta, che venerano i martiri della legione Tebea.









giovedì 20 ottobre 2016

san Filiberto abate - oratorio di Prorio

La chiesa di San Filiberto, costruita al di fuori dei confini urbani, sembra eretta a guardia dell’approdo di Prorio, testimonianza antichissima di fede cristiana, ed appare agli occhi del viaggiatore come un anfiteatro, offrendo una veduta austera e pacata nel silenzio suggestivo del luogo.
La tradizione vuole che s. Filiberto sia uno dei quattro corpi santi, inumati accanto a s. Giulio nell'Isola, assieme ad Audenzio, al successore Elia, al martire Demetrio.

Nella Novaria Sacra il Bascapè riferisce che il culto per s. Filiberto è testimoniato nei più antichi libri liturgici della basilica, e nella visita pastorale all'isola del settembre 1593 aveva fatto annotare negli atti una preghiera da recitarsi nella festa del santo.


Tuttavia si era posto il problema di dare un'dentità storica a questo santo le cui immagini, come abate, erano ancora visibili sulle pareti della chiesa al tempo in cui egli scriveva.
Ma questo santo come è stato raffigurato nel corso dei secoli?
In una ricerca abbiamo raccolto una serie di immagini, di cui tre sono riconducibili alla chiesa di Prorio e altre tre si trovano sull'isola di s. Giulio, oltre a numerose raffigurazioni presenti in Francia patria d'origine del santo.




martedì 18 ottobre 2016

La strada da Alzo a san Filiberto di Prorio


Rilevanti cambiamenti urbanistici sono avvenuti nella seconda metà del secolo scorso, che hanno modificato l'assetto viario di Alzo.
E' frutto di un impegnativo lavoro di disboscamento e costruzione di possenti muri di sostegno in granito, la strada che dalla piazza Fiorentini scende a tornanti verso san Filiberto di Prorio e Pella.
All'epoca questo intervento urbano provocò qualche scontento fra i proprietari terrieri interessati e, ancora oggi, sulle pareti esterne della chiesa di San Filiberto, vi sono tracce di "polemiche" annotazioni sulla scelta del tracciato.
La bretella di collegamento che parte dalla piazza di Alzo e incrocia poi la strada comunale all'ingresso della frazione stessa, rimane tuttavia una comoda scorciatoia con il limite del senso unico, consentendo di fare una bella passeggiata al sicuro dal traffico automobilistico.




giovedì 13 ottobre 2016

Il culto per san Rocco


Tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, tempi segnati dalla peste, si sviluppò il culto per il pellegrino Rocco di cui si narra che, ammalato di peste e allontanato dal centro abitato, si nutrì con il cibo che gli portava un cane.
Questa immagine fu associata al suo potere taumaturgico e, quindi, invocato contro le pestilenze.
Anche a Pella sorgeva un oratorio dedicato a S. Rocco posto a destra dell'ingresso, in basso, sulle sponde del Pellino, destinato a lazzaretto per Pella e paesi vicini, che risulta essere  già esistente nel 1629.

La località era veramente la più indicata per tale sua funzione

umanitaria: separato dal paese, veniva quasi difeso dalle acque e 

dalla brezza del Pellino, con le acque abbondanti e sicure per la 

pulizia che favorivano il lato igienico; inoltre la prossimità al 

cimitero facilitava la tumulazione di quanti, allora, restavano 

vittime delle calamità infettive.


Nel 1878 fu costruita  
una nuova cappella, 

sempre dedicata a 

San Rocco, sulla cui

facciata esterna sono

collocate lastre di

marmo a ricordo di

cittadini benemeriti 

di Pella. Purtroppo, 

a causa della sua

fatiscenza, l'antico 

oratorio fu demolito 

nel 1958 per operare la nuova sistemazione del cimitero.






martedì 11 ottobre 2016

Il masso coppellato di Pella


Nella conferenza del 4 ottobre del dr. Andrea Del Duca (direttore dell'Ecomuseo Cusius del lago d'Orta e del Mottarone), il relatore ha fatto una panoramica sui ritrovamenti archeologici fino all'epoca romana compresa, citando le ultime scoperte a san Filiberto di Prorio.
In particolare il dr. Del Duca ha illustrato il fenomeno dei massi erratici coppellati il cui inquadramento cronologico risulta difficile a causa della lunga attività nella esecuzione delle coppelle anche in tempi meno remoti.
Tuttavia leggende ed antiche credenze popolari sono connesse ad alcune rocce o massi coppellati censiti attorno al lago d'Orta, ai quali si attribuivano poteri legati alla fertilità delle donne e a riti propiziatori.
In prossimità del confine del Comune di Pella, poco distante dal sentiero che collega Alzo con San Maurizio d'Opaglio, fu individuato nei primi anni Novanta dello scorso secolo, un masso erratico su cui sono scavate tre vasche e una cinquantina di coppelle, molte delle quali collegate da canalette.
Nel 1997 il dottor Del Duca pubblicò una breve descrizione del masso e propose una datazione, basata su confronti con ritrovamenti simili, alla seconda età del ferro (IV-I secolo a.C.).
La datazione di questo genere di ritrovamenti rimane comunque assai difficile, salvo i rari casi in cui queste incisioni vengono rinvenute all'interno di contesti chiusi, vale a dire all'interno di sepolture o di sezioni stratigrafiche, poiché non è possibile escludere che l'intervento umano possa essere continuato fino ad epoche anche recenti.



giovedì 6 ottobre 2016

Antiche dimore di Alzo

Attraversando la frazione di Alzo, con un po' di attenzione non si può fare a meno di notare la presenza di edifici che, pure nella loro vetustà, testimoniano ancora un'epoca di prosperità coniugato al buon gusto ed alla signorilità che li contraddistingue.
Alzare lo sguardo su, verso i loggiati, ecco che i particolari svelano un lembo di storia: al centro del paese, al numero civico 94, la storia ci dice che era proprietà di Francesco Fiorentini fu Francesco, poi passata ad un successivo acquirente.
Oltre il cancello, è in mostra un piccolo giardino attorniato da elementi decorativi stile "bella epoque" successivi alla data originale della costruzione, che si fondono con ornamenti tipici dei giardini ottocenteschi  e, sulla parete sud tracce di una meridiana ormai scolorita.
Tra gli archi della loggia al secondo piano del lato est, la data "1803" oltre a tracce di decorazioni murali che sottolineano il gusto di quel periodo.
In una virtuale passeggiata itinerante, andremo alla scoperta di altri edifici altrettanto storici ed interessanti, importanti rappresentazioni di un'epoca che ha fatto la storia del borgo alzese.


martedì 4 ottobre 2016

I piodari di Ronco Inferiore

Nel settecentesco piodaro di Ronco, è contenuto per intero il mestiere dello scalpellino. Da tale piodaro si ricavavano soprattutto lastre e piode utilizzate come tegole per coprire i tetti, impiegate per tutto l'Ottocento.
Lo "spiodare" era l'operazione di distaccare lungo le venature le lastre di pietra, chiamate anche "beole" e, per il trasporto dalla cava al luogo di utilizzo, solitamente venivano impiegate le donne con il carico di lastre impilate sulle "cadole", una sorta di zaino di legno.
Il sistema di posa richiedeva una grande abilità ed era soprannominato "a piuma" poiché le piode, sovrapposte una sull'altra, ricordano la struttura del piumaggio degli uccelli.
Un' iscrizione tombale presso il cimitero di Ronco ricorda l'impresario Giulio Morandi, "colpito da un masso staccatosi dalla montagna" e deceduto nel febbraio 1884 "dopo 23 giorni di atroci spasimi".
Nel luglio 1885, un operaio veneto rimase ucciso ed alcuni suoi colleghi feriti mentre praticavano un foro di mina a Ronco Superiore.
Il commercio delle piode declinò a causa dell'impiego delle tegole meno pesanti e meno costose.



Oggi, contrariamente al passato nel quale la copertura in pietra rispecchiava un'esigenza vitale fortemente legata alle possibilità locali, è considerata quasi un “lusso”. La scelta è sovente legata alle prescrizioni del piano regolatore di determinate zone o nuclei, ove la copertura in piode è obbligatoria per ragioni paesaggistiche, quali gli edifici storici o chiese.