panni stesi in piazza |
Sin dai tempi lontani le donne di Pella in un certo giorno della settimana, di consueto il lunedì, si radunavano in piazza Motta per fare il bucato sulle rive del lago, un rito che consentiva il rapporto sociale fra le stesse che, pur lavando di lena, non si esimevano dallo scambio di battute e notizie varie anche se a volte ci scappava qualche litigio.
I periodi di bucato erano soprattutto la primavera e l'autunno: inginocchiate sulle loro “cassette” lavavano e sciacquavano per ore, dopodiché piegavano la biancheria che adagiavano in capaci recipienti di zinco “zevar”. Ricoprivano il cumulo dei panni con una tela ruvida di grossa trama che aveva le funzioni di filtro “bugor” e sopra questi veniva posata la cenere che poi veniva irrorata con pentoloni di acqua bollente.
Il tutto si lasciava riposare per ore, poi si toglieva il tappo situato alla base dello “zevar”, per lasciare fuoriuscire l'acqua filtrata dalla cenere (l'acqua si chiamava “ranno”) la quale aveva qualità sgrassanti e dava anche un buon profumo di pulito alla biancheria. Dopo un'ulteriore sciacquatura i panni venivano portati a casa per l'asciugatura.
Quando soffiava “l'inverna” il freddo vento che proveniva da sud-est, ossia da Buccione, le donne andavano a lavare sul torrente Pellino che rimaneva più riparato dal vento.
In tempi non lontani, l'asciugatura dei panni avveniva in piazza Motta: le lenzuola sciorinate al sole e al vento, con l'ausilio di corde tese fra gli alberi, potevano raggiungere il considerevole numero di settanta file. In estate invece i panni venivano posati sulla rampa erbosa (scarpata) e ad intervalli la biancheria veniva bagnata con l'acqua del lago che, con la complicità dei raggi solari, produceva l'effetto sbiancante.
si lava in riva al lago |
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