giovedì 18 dicembre 2014

E da Alzo non partirono più i treni a vapore...

Il ponticello in località Bocc

La stazione a righe bianche e rosse


Alle vicende descritte nei documenti ufficiali, si aggiungono le memorie e le poche tracce raccolte dalla voce di chi ha vissuto quella stagione.
È particolarmente importante la testimonianza del signor Andrea Guidotti sull’aspetto esteriore delle stazioni della ferrovia Gozzano – Alzo: l’intonaco era a strisce bianco-rosso ed ancora oggi si può vedere sull’edificio della stazione di San Maurizio d’Opaglio, ora adibita a civile abitazione. L’arrivo del treno (i cui orari non erano mai precisi) veniva preannunciato con uno scampanellìo per avvisare i probabili viaggiatori che era ora di appressarsi alla stazione, nonché chi ne aveva necessità, di andare a spedire o ritirare pacchi o merci varie.
Non bisogna dimenticare che questi erano paesi con numerosi emigranti. Era assai importante per il servizio postale locale che si avvaleva della ferrovia; l’intera comunità attendeva l’arrivo del treno specie nel periodo della Grande Guerra, quando ogni famiglia annoverava qualche congiunto lontano da casa perché al fronte o prigioniero.
Negli anni 1920-22 il fuochista della locomotiva Alzo (il nome indicava il modello del locomotore fabbricato in Germania, modello in funzione anche per altri percorsi ferroviari), era Attilio Balaustra, abitante nella frazione Pianelli, mentre il macchinista era Polci di Pogno.
La figlia del Balaustra ricorda che una volta il padre non fermò il treno alla stazione di San Maurizio perché era in ritardo sull’orario e non poteva mancare la coincidenza a Gozzano con il treno che transitava da Novara per Omegna.
Non era raro che, per mancanza di potenza del locomotore a causa del dislivello esistente nei pressi della località Pianelli, i vagoni carichi di massi di granito venissero sganciati ed abbandonati sui binari per essere poi ripresi (con comodo!) in un secondo tempo. Altre volte, mancando il carbone, i viaggiatori erano invitati a scendere e raccogliere le canne di granoturco nei campi per far ripartire il treno.
La natura stessa, aiutata dalla mano dell’uomo, ha ormai cancellato le tracce di una vicenda così sofferta. Pochi segni sono rimasti: un ponticello nascosto dai rovi, un breve tratto di binari non divelti, un intonaco a righe bianco-rosso, un vecchio quadro con gli orari del treno…

Bibliografia: Documenti dall’archivio storico dell’Associazione Culturale Famiglia Alzese.


Un particolare della stazione di San Maurizio

Un cippo SF - strada ferrata


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